Un nuovo studio rivela che, bombe di vitamina C potrebbero potenziare le cure contro il cancro

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Un nuovo studio rivela che, bombe di vitamina C potrebbero potenziare le cure contro il cancro

Nuovo studio condotto dall'Irccs di Candiolo, pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine, dichiara presenta un risultato positivo della vitamina C sul sistema immunitario. Segui gli articoli con studi scientifici sull'argomento di Spazio SoloSalute®, il tuo centro benessere in centro a Milano per consulenze Naturopatia, Nutrizione, massaggi, bellezza naturale, prodotti naturali.

Secondo la ricerca dell'Irccs di Candiolo, pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine, una dose equivalente a duemila arance iniettata ogni giorno per via endovenosa per almeno due settimane potrebbe potenziare gli effetti curativi dell'immunoterapia

Vitamina C per via endovenosa; il fai-da-te non funziona

Si è detto tanto sulla vitamina C, addirittura per alcuni era utile anche contro il coronavirus, ma i risultati di cui stiamo parlando non hanno niente a che vedere con il fai-da-te a casa. Si tratta di una cura che se somministrata per quindici giorni potrebbe potenziare gli effetti benefici dell’immunoterapia, risvegliando il sistema immunitario proprio in funzione anti-tumorale per ridurne la crescita.

Come riporta La Stampa, se somministrata assieme agli inibitori dei checkpoint, farmaci per immunoterapia oncologica, promettenti ma con vari effetti collaterali, la bomba di vitamina C potenzia l’immunoterapia e la rende più tollerabile.

Lo studio

Il test è stato condotto su topi con melanomi o tumori della mammella, al colon-retto o al pancreas, sottoposti o meno a immunoterapia oncologica. Per essere efficace, la terapia a base di Vitamina C, deve prevedere la somministrazione di vere e proprie «bombe» per via endovenosa per un periodo prolungato insieme agli inibitori checkpoint, dei farmaci già approvati per la terapia di alcuni tumori. Questi checkpoint sbloccano il sistema immunitario stimolando una risposta più incisiva, ma possono allo stesso tempo generare delle reazioni autoimmuni.

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Come ha spiegato il dottor Alberto Bardelli, direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare all’Istituto di Candiolo e professore ordinario del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, la vitamina C somministrata per via orale non può essere assorbita dall’intestino a dosi tali da avere un effetto anticancro, per questo è stato deciso di iniettarla direttamente nel peritoneo di topolini affetti da diversi tumori solidi. Dai risultati emerge che la vitamina C da sola «accende» i linfociti T, attivandoli a rispondere meglio contro il tumore e rallentandolo drasticamente.

Nuove prospettive terapeutiche

Secondo Federica Di Nicolantonio, professore associato all’Università di Torino e a capo del laboratorio di epigenetica del cancro presso l’Istituto di Candiolo, è un risultato importantissimo, che ha spinto i ricercatori a capire se tale effetto si mantenga anche in caso di immunoterapia.

Si tratta ancora di risultati pre-clinici che dovranno essere confermati da successivi studi sull’uomo. Se i risultati saranno positivi, avremo a disposizione una «triplice terapia» con vitamina C e i due inibitori di checkpoint, che potrebbe aprire la strada a nuove prospettive e speranze di cura nell’ambito delle terapie oncologiche integrate.

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