Meditazione mindfulness: può tornarci utile in periodo d’emergenza? L’esperta Simona Vignali risponde

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Meditazione mindfulness coronavirus e psicologia


Meditazione mindfulness: può tornarci utile in periodo d’emergenza? L’esperta Simona Vignali risponde

Intervista a Simona Vignali, esperta di Mindfulness che parlerà di questa pratica e di come ci potrebbe aiutare in questo momento di criticità legata al coronavirus. Segui gli articoli con studi scientifici sull'argomento di Spazio SoloSalute®, il tuo centro benessere in centro a Milano per consulenze Naturopatia, Nutrizione, massaggi, bellezza naturale, prodotti naturali.

Da anni la mindfulness sta prendendo sempre più piede, in quanto si è dimostrata una valida pratica in grado di contribuire al nostro benessere psico-fisico. Visto il delicato momento storico causato dall’emergenza coronavirus, risultano ancora più utili i consigli e le conoscenze di Simona Vignali, naturopata ed esperta di meditazione.

  1. Il programma di Mindfulnes proposto dall’esperta

La meditazione che propongo online o a Spazio SoloSalute Associazione C.S.D. di MIlano, è la Mindfulness sviluppata da Kabat-Zinn. Il programma è strutturato in otto incontri a cadenza settimanale, durante i quali i partecipanti praticheranno 30 minuti di meditazione, distribuita in 10 minuti di attenzione al respiro (anapanasati), 10 minuti di attenzione al corpo e gli ultimi 10 minuti di osservazione degli stati o contenuti della mente (in termini di pensieri, immagini, ricordi).

Ogni incontro è diviso da una parte iniziale durante la quale si affronterà un tema attinente alla mindfulness ed una parte finale a seguito della pratica esperienziale che consente ai partecipanti di confrontarsi su quanto è accaduto.

Per ulteriori approfondimenti è possibile visitare il sito https://mindfulness.simonavignali.it  , all’interno del quale è possibile reperire materiale bibliografico, pubblicazioni, ricerche scientifiche, meditazioni audio gratuite 

  1. Origini ed obiettivi della mindfulness

La mindfulness rappresenta una delle tante pratiche meditative esistenti, il termine è intraducibile in italiano e lo si fa corrispondere convenzionalmente al concetto di meditazione e consapevolezza. Tale pratica viene ripresa da un metodo di cura scoperto più di 2500 anni fa dal Principe Gautama Buddha che aveva elaborato questo percorso di cura chiamato ottuplice sentiero e la mindfulness per l’appunto è un componente di tale percorso.

L’obiettivo è quello di aumentare il livello di consapevolezza delle persone, infatti il Buddha aveva capito che la mente è il mezzo attraverso cui si attua la nostra sofferenza. La liberazione dalla sofferenza significa innanzitutto la liberazione dai condizionamenti mentali.

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  1. Può in questo momento la mindfulness contribuire al nostro benessere?

 La dott.ssa Simona Vignali ritiene che forse iniziare a praticare la mindfulness in questo delicato momento potrebbe non essere molto funzionale, infatti il disagio del momento unito al livello di consapevolezza che deriva da questa pratica, potrebbe farci percepire ancor più disagio: “sarebbe come imparare a nuotare intanto che una nave sta imbarcando acqua”.

A)   Gli aspetti positivi durante l’emergenza

In generale però, tale pratica, continua a spiegare Simona Vignali, ci potrebbe aiutare in questo momento sotto due aspetti interessanti. Il primo riguarda la limitazione del dolore percepito a causa dell’emergenza, infatti la mindfulness contribuisce ad abbassare livelli di risposte emotive come paura, rabbia, tristezza. Attraverso la pratica infatti, le persone possono riuscire a diventare osservatori esterni di ciò che avviene in termini di reazioni emotive, sensazioni corporee e pensieri, molti di questi divenuti automatizzati.

Il secondo interessante aspetto è rappresentato dall’opportunità di fare una sorta di bilancio e distinzione tra ciò che è essenziale nella nostra vita e ciò che è importante e dunque avere l’opportunità di rivedere il nostro sistema di valori. Riuscendo ad essere meno sopraffatti dalla sofferenza, ci spiega la naturopata Simona Vignali, abbiamo più possibilità di reagire ad essa.

B)    Atteggiamento equanime: gentilezza e giudizio nella mindfulness

L’atteggiamento gentile e non giudicante non deve essere frainteso con il valutare che “vada tutto bene”, in quando per cambiare serve necessariamente diventare per l’appunto consapevoli di ciò che “non va bene”. E’ più corretto assumere un atteggiamento equanime, che non va frainteso come atteggiamento distaccato dall’esperienza: si tratta invece di un atteggiamento mentale che osserva, si interroga ma che non giudica, quindi vicino all’esperienza, ma non estremamente coinvolto e travolto, una mente presente, vigile ed attenta, in un armonico equilibrio tra soggetto che osserva e oggetto osservato (in termini di pensieri, emozioni, sensazioni).

  1. Una dimostrazione pratica

Visto che l’inizio è sempre uno dei passi più importanti, ho chiesto al dottore di offrirci una breve dimostrazione della pratica, ridotta in questa sede e per tale intervista a solamente cinque minuti di esercizio del respiro (Anapanasati).

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